Corsi di Egittologia

Corso di lettura e commento di testi geroglifici (a.a. 2023- 2024)

L’ AdAC ripropone  anche per quest’anno accademico un corso di lettura di testi geroglifici.
Naturalmente il corso presuppone una conoscenza di base della grammatica e della  scrittura geroglifica.
Il corso è articolato in 10 lezioni di due ore ciascuna ed è un’occasione straordinaria per immergersi nell’atmosfera magica della antica civiltà egiziana.
Il corso affronterà la lettura ed il commento del testo:

Il Principe predestinato
Presentazione di Alessandro Roccati:

Il corso di quest’anno è centrato sull’apprendimento della lingua neoegizia, una fase importantissima (e alquanto trascurata) della civiltà egizia, dando la preferenza alla produzione narrativa.

La lettura proposta del Racconto del principe predestinato vale come introduzione allo studio del neoegizio. La narrazione è trasmessa da un solo papiro, mutilo della fine, in scrittura ieratica (si userà la trascrizione geroglifica del Gardiner).  Sotto l’aspetto linguistico si tratta di un bell’esempio di neoegizio letterario, che permette di entrare con facilità in questa fase della documentazione egizia.

Necessariamente sarà illustrato il contesto socio-culturale con le connessioni di questo gustoso racconto al genere della favola. Particolare rilievo sarà dato agli aspetti filologici e grafici con i quali si manifesta il neoegizio, situandoli nel contesto della storia della disciplina egittologica. Sono previste digressioni sulla storia dell’Egitto faraonico nell’orizzonte più ampio della sua civiltà.

A seguire eventualmente si leggeranno altre opere dello stesso periodo, come il Racconto della presa di Ioppe (Giaffa) e il Racconto dei due fratelli.

docente:
prof. Alessandro Roccati
emerito dell’Università di Torino
scheda

Corso di storiografia egizia (2023-2024)
I faraoni venuti dalla Nubia: la XXV dinastia
presentazione di Ruggero Pucci:

La crisi sociale dell’Egitto del Nuovo Regno (1550-1069 a.C.), riflesso di una scena internazionale fortemente mutata all’inizio dell’età del ferro, sulla scia dell’avanzata dei Popoli del Mare e il collasso di alcune civiltà,  porta alla frammentazione politica del paese. Emergono dunque realtà politiche diverse in Egitto e in Nubia:
1. Alto Egitto sotto l’autorità del sommo sacerdote di Amon a Tebe, che deteneva anche le cariche di vizir e comandante dell’esercito;
2. Basso Egitto sotto il controllo iniziale di due dinastie libiche Ma (XXI e XXII) con capitale Tanis, e il successivo spezzettamento del territorio e la nascita di casate parallele e contemporanee alla XXII, a Leontopolis (XXIII) e a Sais (XIV);
3. Nubia (Kush), ritrovata l’indipendenza dopo il crollo del Nuovo Regno, ma fortemente egittizzata, si sviluppa intorno al tempio di Amun nel Gebel Barkal sotto il dominio di una casata di re locali che, approfittando della mancata unità politico-sociale dell’Egitto, inizia a espandersi verso Nord con Alara, Kashta e Pi (chiamato anche Piye o Pianki), concludendosi con l’assoggettamento del paese e la sua unificazione sotto la loro autorità, e di quella dei loro successori (Shebitqo, Shabaka, Taharka e Tanutamun) che insieme formano la XXV dinastia (c. 747-656 a.C).
Piankhi ci ha lasciato uno straordinario monumento per lo studio della conquista dell’Egitto, vista dalla sua prospettiva come una vera e propia crociata in nome di Amun, la stele della vittoria, il cui testo consente di seguire Piankhi nella sua spedizione verso nord.
Con la dinastia kushita emerge inoltre una figura politico-religiosa che fino all’inizo della XXVI dinastia deterrà il controllo di Tebe, svolgendo un ruolo fondamentale nei rapporti con Amun-Ra, cioè, la divina adoratrice.

I sovrani di questa casata promossero importanti opere architettoniche in Egitto, ma è soprattutto nel Gebel Barkal che osserviamo un dispiegamento di risorse umane e naturali per trasformare il sito in una vera capitale politica, ma anche uno dei centri più importanti del culto di Amun-Ra, specie il tempio B500 ai piede della montagna sacra, considerata il luogo di origine della divinità. Le origine nubiane si rifletteranno anche nella scelta delle nuove necropoli a Nuri ed el-Kurru incentrate sui monumenti funerari che riprendono il modello piramidale como elemento di un linguaggio architettonico evocativo risalente all’Antico Regno.

A partire da Shabaka l’Egitto entra in rotta con le forze assire nei territori levantini: questi faraoni dovranno misurarsi con la dinastia sargonide di Tiglath Pileser III, Salmanassar V, Sargon II, Sennacherib, Esarhaddon e Ashurbanipal. Quest’ultimo in particolare dopo diversi tentativi riuscirà nel suo intento di conquistare l’Egitto, coronato dal sacco di Tebe (663 a.C) e dall’imposizione di un governatore sul paese. Da questa situazione emergerà successivamente una nuova famiglia di re cosiddetti saiti con cui ha inizio la XXVI dinastia (664-525 a.C) e l’epoca bassa che si concluderà con le conquiste di Alessandro Magno nel 332 a.C.
dott. Ruggero Pucci
Accademia delle Antiche Civiltà
scheda

Corso di storiografia antico egiziana (2022-23)
Storia dell’Antico Egitto dal periodo protodinastico alla fine del Regno Antico
presentazione di Ruggero Pucci

Questo ciclo di incontri si incentrerà su due fasi specifiche della storia egizia, il Dinastico antico e il Regno Antico. Questo periodo, che inizia all’incirca intorno al 3050 a.C ca. e si conclude nel 2150 a.C. ca., vede l’affermarsi di un modello culturale che definirà il carattere stesso dell’Egitto della fine del IV e di tutto il III millennio, ovvero, il modello naqadiano, prima, e menfita, da Menfis (Men nefer), dopo, designazione con cui si indicava la città di residenza della famiglia regale.

Il macroindicatore di questo sistema culturale sono senz’ombra di dubbio le aree cimiteriali di Abydos (tombe e palazzi funerari) e, successivamente, la piramide e il complesso funerario sviluppatosi intorno ad essa, dunque, lo sviluppo di un’architettura monumentale evocativa mediante la rielaborazione del linguaggio architettonico predinastico e dei suoi modelli fondanti.

Queste colossali costruzioni si accompagnano a trasformazioni nell’assetto sociale e nella gestione del territorio e delle risorse, iniziatesi alla fine del IV millennio, attraverso unità amministrative deputate a tale compito, note in ambito egittologico con il termine di hut.

Lo sfruttamento di questo patrimonio naturale e la giustificazione ideologica per il controllo della popolazione, soprattutto della forza lavoro, è stato l’esito di un articolato e capillare sistema ammnistrativo la cui ubiquità era garantita dall’immenso stuolo di funzionari sparpagliati lungo l’intera geografia del paese e la loro lealtà alla residenza menfita e al loro monarca.

Così come il passaggio dalla III alla IV dinastia decreta l’avvio del Regno Antico, e dunque del modello politico-culturale menfita, il periodo che intercorre tra la fine della IV e l’inizio della V dinastia vede l’affermarsi della teologia solare con tutto il suo sistema ideologico e di credenze. Nato probabilmente da un accordo tra il clero di Heliopolis, centro della religione del dio Sole (Ra) che acquista una posizione indiscussa di prestigio e potere in ambito teologico, e il sovrano, che vede in questo modo il consolidarsi del processo di figliazione per cui lo si riconoscerà come figlio legittimo del Sole, questo fenomeno definirà:

  • la natura stessa della regalità e dei suoi meccanismi di manifestazione e di celebrazione;
  • lo sviluppo, in ambito architettonico, di apposite strutture rivolte al culto del sole e del sovrano defunto, i cosiddetti templi solari, all’interno di un sistema che vede queste strutture e i complessi piramidali come elementi di un modello solare ciclico di (ri)nascita cosmica e di resurrezione del re;
  • l’immagine stessa dell’aldilà e la sua riproduzione all’interno degli ambienti sotterranei delle piramidi.

Questa complessità teologica e culturale legata alla figura del sovrano e del suo destino post mortem si cristallizzerà nei testi delle piramidi. I testi delle piramidi costituiscono la più antica tradizione di letteratura funeraria dell’antico Egitto. Si tratta di una raccolta di formule magico-funerarie, concepite e sviluppate in ambito regale, per il beneficio del sovrano defunto, in modo da garantirgli un sicuro ed indenne viaggio verso l’aldilà e la sua identificazione con il dio Sole secondo il citato modello ciclico quotidiano di morte e rinascita.

Dal IV millennio l’Egitto fa parte e, anzi, promuove una fitta rete di contatti a lunga distanza, dall’Anatolia alla Nubia. La ricostruzione di questi circuiti e gli scorci su questi mondi lontani sono il risultato non solo di adeguati scavi archeologico, ma anche l’abbondanza di dati epigrafici, letterari, funerari e amministrativi (la tomba Uj del cimitero U di Abydos, la stele di Wenis, l’iscrizione nella tomba di Harkhuf, la biografia di Iny, etc).

Infine, un inarrestabile e deleterio processo di frammentazione territoriale e di gestione del monopolio delle risorse, oltre al lungo regno di Pepi II e all’avvicendarsi di disastrose inondazioni, poterà questo intero sistema verso un momento di criticità, che segna la fine stessa del Regno Antico, in cui si verifica non un collasso, bensì la trasformazione del modello culturale e di organizzazione territoriale verso forme accostabili a un sistema feudale, il cosiddetto primo periodo intermedio.
docente:
dott. Ruggero
Pucci
Accademia delle Antiche Civiltà
scheda