Il corso di lingua e cultura ittita affronta lo studio dei documenti in lingua ittita e, anche attraverso la loro lettura, permette di scoprire i molteplici aspetti di una grande civiltà, che si interpose fra il mondo siro-mesopotamico e quello egeo.
Quando, poco meno di un secolo fa, un gruppo di archeologi tedeschi cominciò a scavare nelle grandi rovine presso il villaggio di Bogazköy nel cuore dell’altipiano anatolico, vennero alla luce migliaia di tavolette cuneiformi, scritte per la maggior parte in una lingua che fino ad allora era apparsa solo in alcune tavolette, due delle quali trovate a El Amarna in Egitto.
Fin da un primo esame, con l’aiuto dei testi redatti in accadico (babilonese), lingua già ben conosciuta, gli studiosi compresero che si trattava degli archivi della città di Hattusa, capitale dell’Impero Ittita (Hatti), il cui ricordo era già tramontato agli esordi dell’età classica.
Pochi anni dopo iniziò il deciframento della lingua ittita, che, nella sorpresa generale, risultò essere indoeuropea. Col passare degli anni la comprensione dell’ittita andò affinandosi, mentre ci si accorse dell’esistenza di altre due lingue indoeuropee nelle tavolette di Hattusa: il palaico e il luvio. Le tre lingue, nuove per la scienza, risultarono poi legate a lingue anatoliche, come il licio e il lidio, usate molti secoli dopo e fino all’età ellenistica, per redigere iscrizioni in caratteri alfabetici.
Gli studi linguistici e filologici permisero di ricostruire la storia, le leggi, i costumi e la religione, coi suoi rituali, la magia e le feste, dell’Anatolia del II millennio a. C., dominata dall’Impero ittita.
La cultura popolare dell’impero mostra la ricchezza dei culti e delle usanze dei diversi popoli che lo componevano e che il potere centrale cercava di sintetizzare, nel rispetto delle differenze e delle autonomie locali; invece, la cultura di corte si lega a quella internazionale, trasmessa dalle scuole scribali legate alla scrittura cuneiforme e ad una ininterrotta tradizione che risale ai Sumeri.
La storia ittita è ricca di forti figure:
- Hattusili I che per primo si scontra col grande regno siriano di Aleppo
- Mursili I che distrugge quel regno e saccheggia Babilonia
- il grande Tudhalija I, che raggiunge la costa egea, conquistando il regno di Assuwa (dal quale deriva il nome dell’Asia) e precedendo di poco l’arrivo in quelle regioni dei primi Achei (Ahhijawa)
- Suppiluliuma che conquista stabilmente la Siria (che per questo ancora secoli dopo sarà chiamata Hatti)
- Muwatalli II che sconfigge Ramses II a Kadesh e suo fratello, l’usurpatore Hattusili III, che con lo stesso Ramses stipula un trattato di pace e amicizia, destinato a durare fino alla fine dell’Impero.
Molti di questi personaggi ci parlano direttamente dai testi.
L’arrivo dei popoli del mare non sembra esser stato la vera causa della fine di Hatti; l’impero infatti si divise a causa di lotte dinastiche e Hattusa fu abbandonata ai nomadi del nord. Ma per molti secoli la tradizione ittita e la scrittura geroglifica monumentale durarono a nord e a sud del Tauro. Le lingue anatoliche furono parlate assai più a lungo, soppiantate solo gradualmente dal greco, e un loro dialetto sopravvisse nelle montagne del Tauro fino all’inizio dell’età bizantina.
La scoperta della civiltà anatolica, dei suoi legami con la Mesopotamia e con l’Egeo, e della sua più grande realizzazione politica, l’Impero Ittita, rappresenta uno dei più sorprendenti successi dell’archeologia e della ricerca storica e linguistica dell’ultimo secolo.