LINGUE E CULTURE ANTICO-IRANICHE
Le lingue indoeuropee del gruppo iranico sono parlate attualmente in una vasta area che include l’insieme dell’iran, dell’Afghanistan e del Tagiskistan. In epoca medievale lingue iraniche come il sogdiano e il khotanese erano diffuse anche più a oriente, nell’area che più tardi divenne il Turkestan cinese. Soltanto due lingue iraniche sono documentate dai testi, l’avestico, la lingua delle scritture zoroastriane, l’Avesta, le cui parti più antiche, le Gatha (Canti) sono attribuite allos tesso Zarathustra, e il persiano antico, documentato principalmente nelle iscrizioni dei re achemenidi. Diverse sono invece le documentazioni delle lingue medioiraniche , quali il mediopersiano (il mediopersiano zoroastriano, detto pahlavi, e il mediopersiano manicheo), il partico, il sogdiano, il khotanese e altre minori.
LINGUA E CULTURA ELAMICA
L’elamico è stata la lingua principale del sud-ovest dell’antico Iran (Susiana e regione montana a est) per oltre duemila anni, almeno dalla metà del III millennio a.C. fino all’ascesa della dinastia achemenide nel VI sec. a.C. Parlata da centinaia di migliaia di persone, scritta in cuneiforme come il sumerico e l’accadico, la lingua elamica non appartiene né alla famiglia linguistica indoeuropea né a quella semitica, caratteristica che ne ha rallentato la comprensione e la conoscenza. Nonostante i secoli che ci separano dagli antichi parlanti madrelingua, lo studio dell’elamico rappresenta il modo migliore per avvicinarsi alla loro vita e alla loro cultura. La documentazione testuale, copiosa a partire dalla seconda metà del II millennio a.C. ca., è rappresentata soprattutto da iscrizioni reali e testi amministrativi. Con queste due funzioni l’elamico sopravvive anche nell’impero achemenide: come una delle tre lingue (insieme ad antico persiano e babilonese) delle iscrizioni reali e come una lingua dell’amministrazione persepolitana, come testimoniano le ca. 18.000 tavolette dal muro di fortificazione. La città più nota dell’antico Elam è Susa, menzionata anche nei libri biblici di Ester e Daniele, le cui antichità, come la famosa statua bronzea della regina Napir-Asu, occupano quattro sale nel Museo del Louvre, A lungo considerata come una civiltà periferica del Vicino Oriente antico, oggi, in una prospettiva pluricentrica, lo studio dell’Elam e dell’elamico offre nuovi punti di vista anche sulle civiltà della Mesopotamia antica. (Gian Pietro Basello, 11 novembre 2018)